Il gioco, si sa, è il primo diritto del bambino. Attraverso il gioco il bambino fa esperienza della vita, interpreta il mondo, costruisce se stesso.
Ma si puó giocare senza inquinare?

Oggi i giochi dei bambini pesano sul pianeta come un macigno e capire perché non è difficile, basti pensare ai materiali di cui sono fatti e ai loro tempi di utilizzo: anche i giocattoli sono sempre più usa e getta e non perché i bambini siano capricciosi e si stanchino subito (questo è normale ed è buona regola alternare i giochi periodicamente proprio perché l’interesse del bambino non dura molto) ma perchè sono proprio concepiti così.
Pensate ai giochi che da qualche anno a questa parte sono in vendita nelle edicole: piccoli, di plastica ed economici, l’equazione perfetta per farli finire nella pattumiera (e spesso nel secchio dell’indifferenziato) nel giro di 72 ore perché tanto “lo abbiamo pagato 2 €”.
Peccato che il costo reale lo stiamo scaricando sull’ambiente (e sul futuro dei nostri figli). Senza contare il fatto che il bambino, così, diventa già un involontario e inconsapevole colpevole di inquinamento ed ingiustizie sociali. Ma anche quando non sono concepiti per una durata così breve i giochi restano una delle produzioni più inquinanti, basta entrare in un qualunque negozio di giocattoli per ritrovarsi sommersi da un mare di plastica.
Tanto in qualità di educatori quanto in qualità di genitori allora, tanto in casa quanto nelle strutture educative, tanto nel gioco libero quanto nelle attività più strutturate, è essenziale che ci poniamo l’obiettivo della sostenibilità riducendo, se non proprio eliminando, i materiali più inquinanti e meno duraturi e anche – perché no? – riducendo il numero di giocattoli, perché i bambini hanno bisogno di pochi giochi da giocare con gli altri piuttosto che di molti giochi da giocare da soli.
Anche in questo caso la natura ci viene in soccorso, i materiali naturali come legno, semi, argilla, foglie, frutti ecc. ci danno la possibilità di realizzare un’infinità di attività anche molto strutturate; dalla natura possiamo ricavare colori, pennelli, strumenti musicali e chi più ne ha più ne metta e soprattutto questi materiali offrono al bambino una ricchezza sensoriale che nessun gioco artificiale puó pareggiare. Lo stesso vale per i giocattoli che il bambino utilizza in autonomia: preferiamo sempre quelli in legno o in altri materiali che non richiedano costi di produzione e smaltimento troppo elevati e che hanno una durata molto superiore, farà bene all’ambiente ma anche alla nostra casa e al benessere dei nostri bambini perché questi materiali, oltre ad essere più sostenibili, sono infinitamente più belli e la bellezza, si sa, è indispensabile per crescere felici. Inoltre questi giochi sono intramontabili e possono essere regalati una volta dismessi.
Ma costano di più, direte voi. E io vi dico si, costano di più se consideriamo solo quanti soldi spendiamo, ma la realtà è che ció che ci fa spendere meno soldi lo paghiamo in altri modi. Ad esempio in cambiamento climatico.
Allora cerchiamo di migliorare, prediligiamo giochi che:
- Possiamo realizzare noi a partire da materiali di recupero o naturali
- Durino di più
- Siano riciclabili
- Siano privi di batterie
- Siano fatti di materiali naturali o comunque sostenibili
- Siano fabbricati in Europa e possibilmente da industrie che seguono una politica di riduzione delle emissioni di gas serra
Il gioco è il primo diritto dei bambini e i diritti dei bambini non possono – e non devono – essere in conflitto con i diritti del pianeta perché la salute degli uni è direttamente proporzionale alla salute dell’altro. I bambini sono il mondo che vogliamo costruire, l’argilla che plasmiamo per dare forma al futuro ed è bene che cominciamo fin da subito ad educarli nel rispetto dell’ambiente, fin dai giochi che acquistiamo per loro. L’educazione ambientale passa anche da qui.
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