img-20180529-wa00262005046283.jpgAPPROCCIO COSTRUTTIVISTA

I miei modelli pedagogici vanno da Montessori a Freire passando per Gardner, Dolci e Don Milani, in una visione di bambino padre dell’uomo e costruttore attivo della propria conoscenza e del proprio se. In quest’ottica il progetto educativo è volto a favorire la partecipazione attiva del bambino in ogni fase della formazione e a partire da quelle che sono le esperienze, le conoscenze, le aspettative, le domande e le necessità del bambino e proporre attività strettamente legate ad esse, al reale contesto di vita e alle problematiche poste al bambino dalla quotidianità per costruire percorsi educativi adeguati all’età e al grado di esperienza e volti a generare una crescita personale e una comprensione reale del mondo e dell’ambiente.


RELAZIONE

La relazione educativa è ciò che prende vita tra i diversi attori di un intervento educativo e consente, se positiva, di raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati. Entrare in relazione con coloro che si vogliono educare consente infatti di conoscere e comprendere le loro storie, le loro aspettative, i loro timori e di strutturare un intervento educativo adeguato ad essi. Costruire una relazione positiva permette di prendere per mano e accompagnare dove vogliamo i nostri interlocutori perchè ci consente di mettere in moto i sentimenti e di costruire fiducia, ed essi sono la base dell’apprendimento.


COERENZA E TESTIMONIANZA EDUCATIVA

Il bambino guarda il mondo attraverso gli occhi dei suoi adulti di riferimento e le loro reazioni orientano la sua percezione di bello/brutto, di positivo/negativo, di giusto/sbagliato, di permesso/non permesso ed è perfettamente in grado di cogliere le discrepanze tra ciò che l’adulto dichiara e ciò che l’adulto dimostra. In quest’ottica il primo lavoro che l’educatore deve svolgere è quello su di sé, volto a incarnare in prima persona quei valori che è chiamato a costruire. Solo così esso può essere testimone di quanto dichiara e divenire realmente modello da seguire. Non conta quanto siano ben dette le nostre parole, conta quanto siano ben fatte le nostre azioni.


IMPARARE FACENDO

Soprattutto nei primi anni di vita l’apprendimento è strettamente legato al lavoro del corpo, al movimento della mano e all’immersione mente-corpo nelle attività proposte ed è fondamentale quindi che gli interventi educativi pensati per bambini e ragazzi siano di tipo immersivo e permettano loro di lavorare con tutto il corpo, scoprendo il mondo con tutti i mezzi sensoriali di cui dispongono e comprendendolo attraverso la sperimentazione diretta. Questo è tanto più vero per la comprensione delle scienze ambientali, che più di tutte richiedono di essere sperimentate per essere comprese.


RICERCA ATTIVA

RICERCA ATTIVA

Quante volte negli anni della scuola ci siamo chiesti “A cosa mi serve studiare questo?” e questo è proprio il motivo per cui è sempre più difficile studiare e prepararsi. Le nozioni imparate a scuola il più delle volte sembrano completamente avulse dalla realtà dei ragazzi e dalle problematiche che essi riscontrano e, di più, la maggior parte delle volte non è richiesto loro di intervenire, di essere partecipi, come se il loro contributo non fosse importante quanto quello degli adulti. L’educazione ambientale scardina questa visione e, partendo dai problemi del territorio e dall’esperienza che di essi hanno i ragazzi, mira a costruire percorsi educativi condivisi all’interno dei quali bambini e ragazzi sono chiamati a “costruire” il problema, ad analizzarlo nelle sue molteplici componenti e ad individuare proposte e soluzioni applicabili da ciascuno.


VALORIZZAZIONE DELLE IDEE

Valorizzare le idee e i contributi di tutti all’interno di un percorso di ricerca attiva significa stimolare la partecipazione e il confronto e rendere ciascuno protagonista del percorso educativo, generando un maggior senso di appartenenza alla comunità e una maggiore fiducia in se stessi in qualità di soggetti capaci di agire e di influire all’interno della propria realtà.


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EMOZIONE

Non c’è comprensione senza emozione e, soprattutto, non si ha voglia di crescere in un’esperienza, di fare meglio, di approfondire, se essa non è sostenuta dal coinvolgimento emozionale e sentimentale. Ciò è tanto più vero se si chiede di fare qualche sacrificio per divenire sostenibili e salvare il mondo, perché non lotteremo pre salvare ciò che non amiamo. L’educazione ambientale mira a suscitare amore.


ASCOLTO ATTIVO

In molti credono che portare le persone in natura sia sufficiente a stimolare la costruzione di valori di tutela e rispetto ma, in alcuni casi, un’immersione non mediata in natura potrebbe essere addirittura controproducente, soprattutto se i nostri interlocutori sono bambini e ragazzi. Le esperienze o le conoscenze che essi hanno o credono di avere infatti non sono sempre positive e porsi in un atteggiamento di ascolto attivo, prestando attenzione ad ogni segnale che i nostri interlocutori ci inviano, può fare la differenza nel rendere positiva l’esperienza che ciascuno compirà. Ascoltare attivamente consente infatti di cogliere eventuali segnali di disagio, timore o perplessità e, quindi, di lavorare su di essi e sul proprio modo di accogliere e accompagnare affinchè l’esperienza non sia negativa.


APPRENDIMENTO PER SCOPERTA

La curiosità è la base di ogni grande conquista e alimentare la naturale curiosità dei bambini, lasciando che scoprano e sperimentano il mondo in prima persona, è la base per favorire la sete di apprendere e conoscere.


APPRENDIMENTO COLLABORATIVO

Come dimostra l’ecologia e come noi uomini dovremmo sapere bene, la collaborazione è una strategia vincente e nell’ambito di un progetto di educazione ambientale l’apprendimento collaborativo è indispensabile per comprendere problemi che, per loro stessa natura, sono caratterizzati da una moltitudine di cause, attori, luoghi e portatori di interesse e che possono quindi essere risolti solo attraverso il confronto e la contrattazione. Lavorare in gruppo attorno a problemi reali consente di imparare a confrontarsi, a risolvere conflitti e a cooperare per trovare soluzioni condivise e lavorare assieme per metterle in pratica.


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APPROCCIO IMMERSIVO

È possibile educare all’ambiente chi di ambiente non ha alcuna esperienza? Se l’apprendimento per essere tale deve partire da un’esperienza personale e diretta, no, ed è sempre più frequente incontrare bambini che, cresciuti tra casa, scuola e palestra abbiano davvero poca esperienza dell’ambiente in cui vivono e che consente loro di mangiare, respirare, curarsi e via dicendo. Del resto tutti sappiamo che senza le piante non avremmomossigeno per sopravvivere ma quando non basta di per se a generare il rispetto per gli alberi, le siepi e le aiuole di città. Immergersi nell’ambiente dunque (anche quello piccolo, più vicino a casa) e comprendere le dinamiche che lo fanno funzionare e ci fanno funzionare stimola l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta, genera attaccamento e può essere il primo passo verso una maggiore presa di coscienza delle relazioni che ci legano al pianeta.


NESSUNA BUONA RISPOSTA, SOLO BUONE DOMANDE

Non c’è nulla di più prezioso delle domande dei bambini e l’educazione ambientale ha trani suoi obiettivi proprio quello di insegnare alle persone a porsi le domande più giuste e a sviluppare la capacità di critica e riflessione piuttosto che ad accontentarsi di risposte precostiuite. Per questo alle domande rispondo sempre con altre domande, che stimolano la partecipazione, la riflessione, la discussione e il confronto e aumentano nei bambini la percezione di essere ascoltati e presi in considerazione, il desiderio di essere partecipi e la stima in se stessi.