Adattare i propri movimenti ad un terreno accidentato, spostarsi in funzione dei movimenti di altri oggetti/soggetti, considerare le dimensioni di un terreno che si vuole pecorrere, percepire una traiettoria, prendere in considerazione determinati effetti della luce o la configurazione del terreno, misurarsi con l’orizzonte, modificare il proprio punto di vista nel corso di una sequenza precisa di gesti, sperimentare prospettive mutevoli, escludere/includere elementi del proprio campo visivo, sono solo alcune delle azioni che i bambini sono stimolati a fare quando sono immersi in un ambiente naturale e che contribuiscono a sviluppare la percezione dello spazio e le abilità visuo – spaziali che consentono la corretta interazione dell’individuo con il mondo circostante, conferendo la capacità di percepire, agire ed operare utilizzando coordinate spaziali. Tali abilità non si configurano come il risultato di una ricezione immediata e semplice della realtà esterna ma, al contrario, sono il risultato di processi estremamente complessi che cominciano a svilupparsi nella primissima infanzia e risultano deficitarie se il bambino è privato di un ambiente stimolante, aperto, mutevole e modificabile attraverso il proprio lavoro e le proprie azioni.
Un bambino con scarse abilità visuo-spaziali non solo sarà un bambino impacciato nel coordinare la motricità fine e grossolana, incapace di orientarsi, insicuro nei movimenti e tendente alla staticità ma presenterà difficoltà in tutte le materie scolastiche: in matematica si avranno errori dovuti all’incapacità di incolonnare le cifre, in geometria si avranno difficoltà nel riconoscere le figure, nel disegno si farà fatica a rappresentare i corretti rapporti spaziali tra oggetti e soggetti, in scienze non si riuscirà a comprendere grafici e tabelle, la relazione spazio-temporale tra gli eventi e il concetto di causa-effetto, nella lettura ci potranno essere difficoltà a seguire il rigo, confusione tra lettere specifiche simili ma orientate diversamente nello spazio e così via. Tutte queste difficoltà inoltre, tradotte in insuccessi scolastici e personali, avranno pesanti ripercussioni sull’autostima del bambino e sul suo mondo relazionale. Tali disturbi, oggi chiamati Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, discalculia ecc), non sono associati ad alcun deficit intellettivo ma, appunto, ad uno sviluppo insufficiente di abilità visuo-spaziali che non possono in alcun modo essere sviluppate pienamente in ambienti chiusi, statici e regolari, appaiono in costante aumento negli ultimi anni e, non a caso, vengono sempre più spesso associati al disturbo da deficit di natura teorizzato da Richard Louve, ovvero alla quantità insufficiente di tempo che i bambini trascorrono a contatto col mondo naturale e con le infinite opportunità di apprendimento che esso offre. È fondamentale che i bambini in età prescolare abbiano la possibilità di stare all’aperto a contatto con spazi naturali ampi, mutevoli, polimorfi, complessi, naturalmente stimolanti e che abbiano la possibilità di muoversi liberamente al loro interno e di esplorarli, sperimentarli e modificarli. L’adulto in questo caso ha il compito di vigilare sulla sicurezza e facilitare l’immersione in natura, nulla di più.
L’importanza della natura nello sviluppo delle abilità spaziali

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