A tutti noi è capitato, passeggiando sulla spiaggia, di imbatterci in quelle caratteristiche conchiglie forate che sembrano fatte apposta per fare collanine, acchiappasogni ecc. Ma perchè hanno quel foro? Possiamo scoprirlo leggendo il bellissimo e interessante articolo di Andrea Bonifazi che ha per protagonisti dei predatori tanto piccoli ed insospettabili quanto tenaci e letali: i Gasteropodi Naticidi. Siamo a mare, su un qualsiasi fondale sabbioso, e i piccoli molluschi bivalvi nascosti nella sabbia si illudono di stare al sicuro e credono di essersi fatti beffe dei predatori ma hanno fatto male i loro conti: proprio quella piccola e graziosa chiocciolina rosa sarà colei che li divorerà senza pietà! Andiamola a conoscere allora, questa creatura dei mari così misteriosa, nell’articolo di Andrea Bonifazi, che riportiamo in versione integrale:
“Passeggiando in spiaggia è possibile rinvenire frequentemente valve di Molluschi Bivalvi perforate. Un buchino preciso e misterioso, che affascina a qualsiasi età, tanto che queste conchiglie sono tra i tesori che più comunemente vengono raccolti in spiaggia. Ma cos’è quel buco? Durante le mie attività di didattica ambientale pongo spesso questo quesito e la risposta più frequente (a prescindere dall’età dell’interessato) è “serve per farci le collane”, seguita da “è un occhio” e “serve per mangiare/respirare”. Per carità, è vero che può essere utilizzata per realizzare un simpatico ciondolo, ma ovviamente quella ne è la diretta conseguenza, non la causa! Quel perfetto forellino è ciò che resta di un atto di predazione! Pensate a un predatore marino: vi verrà immediatamente in mente un grosso Squalo bianco, una furba Orca o una vorace Foca…ma in realtà i predatori che vivono in mare sono di qualsiasi forma e dimensione, abbracciando quasi tutti i phyla conosciuti. Tra questi ce ne sono alcuni davvero inaspettati: i piccoli Molluschi Gasteropodi appartenenti alla famiglia Naticidae, comunemente conosciuti come “Natiche” (secondo alcuni anche per via della loro colorazione rosa e omogenea…ehm…) ne sono un degno esempio. Molto comuni lungo le nostre coste, sono tra i più infallibili, voraci e insospettabili predatori. Immaginate una simpatica e delicata chiocciolina rosa o a puntini che…perfora una tellina con la sua ruvida “lingua dentata” e ne divora l’animale quando è ancora in vita! Alla base di tutto ciò c’è sofisticatissimo e spettacolare meccanismo di predazione costituito da varie fasi: dopo aver scovato lo sfortunato Bivalve infossato nella sabbia (sebbene non sia raro che anche altri Gasteropodi vengano predati), il Naticide lo immobilizza sia con il piede, sia tramite secrezioni chimiche; dopo aver trovato il punto più consono dove dare il via alla perforazione, inizia a raschiare la conchiglia della sua preda con la radula, una struttura cartilaginea estroflessibile ricoperta da svariate file di minuscoli e affilatissimi dentelli chitinosi, con un movimento che avviene secondo un arco di cerchio che copre circa 20 °. La fase successiva prevede un periodo di riposo di 120 – 300 secondi che permette al Naticide di ritrarre la proboscide contenente la radula, mentre il punto da perforare viene coperto da un organo accessorio del piede: la ghiandola perforatrice, il cui secreto permette di sciogliere chimicamente il carbonato di Calcio della valva della preda. Successivamente il piede viene spostato e di nuovo sostituito dalla proboscide, riprendendo l’opera di raschiamento della radula. Queste due fasi, in cui si alternano periodicamente l’attività fisica della proboscide e del piede e quella chimica della ghiandola, possono protrarsi anche per oltre 60 ore di duro lavoro. Non appena il foro viene ultimato, il Naticide può inserirci la proboscide, iniziando così a divorare l’ormai inerme preda. Il foro è differente a seconda delle della specie che lo produce ed il pasto che ne scaturirà potrà essere sufficiente per i successivi 5-14 giorni. Il lavoro compiuto dal predatore è duro e dispendioso e il pasto deve ripagarlo, quindi, per ottimizzarne l’efficacia, i Naticidi sono soliti perforare le zone sotto cui sono posti gli organi sessuali o quelli digestivi; per questo motivo il tondeggiante buco è quasi sempre in corrispondenza dell’umbone, la porzione più vecchia della conchiglia, ove sono alloggiate gran parte delle più gustose porzioni dell’animale: forando in quel punto, il successo è assicurato e il banchetto è servito! Le specie più comuni lungo le nostre coste sono Naticarius hebraeus, N. stercusmuscarum e Neverita josephinia e quasi sempre hanno come prede preferite i Bivalvi appartenenti ai generi Donax e Tellina, senza tuttavia disdegnare diverse specie dei generi Spisula e Glycymeris e della famiglia Cardiidae. La prossima volta che, passeggiando in spiaggia, avrete modo di ammirare questi perfetti forellini, riflettete sul complesso e spettacolare processo che li genera e su come essi rappresentino allo stesso tempo la morte per un individuo, ma la Vita per un altro. E ricordate che in Natura i predatori non sono solo i Leoni, gli Squali, le Aquile e le Tigri, ma anche molte piccole, delicate e apparentemente “innocenti chioccioline” che vivono sulla sabbia!” A. Bonifazi
Siete rimasti increduli, non è vero? Allora è arrivato il momento di far scoprire anche ai vostri piccoli questo affascinante mondo sommerso! Tutti almeno una volta nella vita abbiamo fatto la bellissima esperienza di raccogliere le conchiglie passeggiando lungo il bagnasciuga e probabilmente molti di noi conservano ancora qualcuno di quei preziosi tesori, ma come possiamo trasformare questo momento piacevole in un’occasione di conoscenza del mondo naturale e del mare? Semplice, basta dotarsi di qualche piccola guida da campo e una macchina fotografica e andare in spiaggia subito dopo una mareggiata, quando le correnti più forti avranno trasportato sulla battigia una quantità incredibile di stupendi reperti naturali. Tra di essi potremo trovare ovature e conchiglie di Murex, egagropili di posidonia oceanica (quei caratteristici agglomerati sferici di colore marrone chiaro che sono proprio il risultato dell’azione delle onde sulle lunghe foglie della pianta), esoscheletri di granchi di varie specie e dei ricci di mare, conchiglie di innumerevoli specie di bivalvi, legnetti e sassolini levigati dal mare, vecchi galleggianti usati dai pescatori e molto, molto altro!
I luoghi migliori per raccogliere questa affascinante biodiversità marina sono le piccole baie sabbiose racchiuse tra le coste rocciose, dove la varietà di esseri viventi è maggiore, ma ogni spiaggia può riservare ricchezze e sorprese. Non dimenticate di portare con voi anche un binocolo: soprattutto in inverno moltissime sono le specie di uccelli che potete osservare sulla spiaggia mentre mangiano o si riposano, tra cui gabbiani e sterne di varie specie, fratini, beccacce di mare ecc. A casa, con calma, potrete classificare insieme ai vostri cuccioli i reperti trovati attraverso le guide, le foto e l’aiuto di internet e realizzare piccoli grandi capolavori marini. Ad esempio con le conchiglie bucate si potranno realizzare collanine, ciondoli, orecchini, portachiavi, acchiappasogni e qualunque altra cosa ci venga in mente. Se invece non vogliamo sprecare neppure un pezzettino del nostro piccolo bottino e custodirlo come ogni tesoro merita, possiamo prendere una scatola di cartone abbastanza rigido, decorarla a piacere e usarla come un picolore forziere. In questo caso dobbiamo assicurarci di non riporvi all’interno sostanze deperibili che potrebbero col tempo dar luogo a cattivi odori, così quando andremo ad aprirla sentiremo solo il profumo del mare! Altra piccola opera d’arte che possiamo realizzare con i reperti più piccoli e leggeri è un vero e proprio quadro realistico in cui dipingeremo il mare, incolleremo la sabbia vera e, su di essa, conchiglie, legnetti ecc. Ma ciò che maggiormente potrà valorizzare il nostro tesoro è l’allestimento di un piccolo diorama. Per realizzarlo occorre un piccolo contenitore trasparente, tipo quelli per i pesci, qualche pianta essiccata e tutti i reperti più belli che abbiamo raccolto durante la nostra spedizione. Con questi materiali non dovremo fare altro che porre la sabbia sul fondo, le piante nella parte retrostante del diorama e poi i reperti in ordine di distanza dal mare, i legnetti e quelli più leggeri più indietro e le conchiglie e gli oggetti più pesanti più avanti, vicino alla linea ideale del bagnasciuga. Il risultato sarà una sorta di giardino zen che però riproduce uno dei nostri ecosistemi più belli e delicati: quello della spiaggia. E per non dimenticare i nomi delle specie trovate dotatevi di stuzzicadenti e piccoli pezzi di cartoncino su cui potrete scriverli uno per uno e infilateli nella sabbia del diorama proprio in corrispondenza del reperto indicato. In questo modo avrete ottenuto un vero e proprio museo della spiaggia in miniatura!
Se volete leggere l’articolo originale di Andrea Bonifazi andate sul sito scienze-naturali a questo link
Se invece l’esperienza vi è piaciuta e volete scoprire qualcosa in più sul mare e sulle conchiglie andate a visitare la collezione malacologica più vicina a voi. Praticamente ogni museo di storia naturale ne ha una e moltissimi sono i musei sparsi in tutta Italia, piccoli grandi gioielli spesso all’ombra del patrimonio artistico ma al quale non hanno nulla da invidiare. Volete conoscere quello più vicino a voi? Scopritelo qui!