“Muoversi nella natura non è pericoloso, anzi, fa scoprire le potenzialità del proprio corpo e amplia la visione dello spazio allenando lo sguardo e la capacità di cogliere stimoli ambientali. Ogni giorno, guardando i bambini della scuola primaria, mi chiedo: perché vanno a sbattere contro ogni cosa? Perché non calcolano le distanze? Perché non riescono a gestire in maniera ordinata una pagina? Perché faticano a copiare alla lavagna? Dove nascono le difficoltà di gestione dello spazio e del coordinamento, in particolare quello oculo-manuale?
La risposta sta nelle scelte educative che si fanno tra 0 e 6 anni. I bambini vivono tra televisione, divano e frigorifero e quando fanno sport lo fanno molto spesso in ambienti chiusi. I loro occhi hanno poca familiarità con l’orizzonte, con profondità e distanze (…)
Ogni cosa che il bambino impara a fare è il frutto di quanto ha sperimentato prima. Non starà seduto solo perché deve; lo farà dopo aver imparato a muoversi liberamente. Toccare le cose, sentire i rumori, conoscerli e non temerli, cogliere profumi e odori, cogliere l’orizzonte in rapporto alle sue mani e i suoi piedi (…) Gli adulti in questa fase vivono nel terrore che si faccia male, ma il miglior modo per evitarlo è permettergli di provare a fare le cose. Questo gli consentirà di imparare a conoscere l’ambiente, cosí come guardare dove mette i piedi gli sarà utile per imparare a coordinarsi in autonomia. Coordinare il corpo con l’ambiente, i piedi con il suolo, le mani con gli oggetti sono processi complessi che richiedono conoscenza del mondo, capacità di muoversi e soprattutto coordinamento degli occhi con il resto del corpo. Se il bambino avrà potuto esplorare per gradi, in autonomia, quando potrà camminare o correre, o sarà capace di saltare, lo farà sapendo di poterlo fare.
Se la palestra dei bambini sarà lo spazio esterno, conosceranno l’orizzonte e sapranno copiare alla lavagna, calcoleranno le distanze e non andranno più a sbattere contro gli stupiti o addosso ad altri, sapranno correre e saltare, quando si può e dove è consentito, e saranno capaci di stare seduti ad ascoltare.”
Elena Ravazzolo, pedagogista