Vi siete mai chiesti perché i bambini nella prima infanzia tendano a legarsi ad alcuni oggetti (peluche, bambole, coperte ecc) in maniera tanto profonda da aver necessariamente bisogno di loro quando devono addormentarsi, quando vanno in giro (soprattutto in luoghi che non conoscono) e in generale in tutti i momenti più delicati della loro giornata? Anche io da piccola ho avuto un oggetto del cuore e lo ricordo ancora alla perfezione: era un bambolotto di ceramica dipinto a mano da mia madre, con la testa, le gambe e le braccia mobili, due grandi occhioni blu con lunghe ciglia scure e vestito con un pannolino di vera stoffa color blu. Soprattutto ricordo alla perfezione il dolore e la disperazione che provai quando mio fratello, per farmi un dispetto, lo gettò a terra mandandolo in pezzi. Mia madre non capì quella reazione così profonda da parte mia e dopo aver cercato di consolarmi senza riuscirci liquidò la cosa dicendomi di non esagerare. Ebbene questo affascinante tratto comune a tutti i bambini ci è spiegato dal pediatra e psicanalista inglese Donald Winnicott, che chiama questi oggetti “oggetti transizionali”. Essi vengono ad essere il primo oggetto assimilato dal bambino come “non-me” e vanno a sostituire e, dunque, a rappresentare l’unione con la madre, permettendo il distacco e l’autonomia da essa. Ad esempio il momento di andare a dormire è sempre critico nella prima infanzia proprio perché presuppone che il bimbo venga “lasciato solo” nel suo letto, e rappresenta dunque per il piccolo una forma di distacco dalla madre. L’oggetto transizionale però aiuta il bambino perché sostituisce la figura materna e attenua questo distacco. Tali oggetti dunque prendono il posto del legame madre-figlio ed è per questo che la loro semplice presenza e il contatto con essi assume un effetto così rassicurante per il nostro bambino. La famiglia protagonista di questo filmato ha perso in passato l’oggetto transizionale del bimbo, una scimmietta di stoffa color blu, ma la madre riesce casualmente a ritrovarlo tre anni dopo su ebay. La reazione del bambino è eloquente e spiega molto meglio di qualsiasi parola il legame e l’importanza che questi oggetti assumono nella vita interiore del bambino. Dunque facciamo attenzione a custodirli scrupolosamente e a non considerare un capriccio la richiesta del bambino di averli sempre con se. Anche quando cominciamo a portare in giro i nostri bambini o quando essi partecipano alle prime gite scolastiche non sottovalutiamo l’efficacia che questi oggetti hanno nel rassicurare i bambini alla scoperta di un luogo nuovo e teniamo anzi presente che essi possono rappresentare per noi educatori un valido aiuto nel mettere a proprio agio il bambino a farlo sentire al sicuro anche in situazioni inedite e, spesso, percepite come potenzialmente pericolose, proprio come a volte succede nelle prime gite in ambienti naturali.
E voi avete mai fatto un’esperienza del genere?
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