La morte fa spettacolo

ucciso-marius-599x350Il 9 febbraio 2013 Marius, un cucciolo di Giraffa nato nello zoo di Copenaghen, viene giustiziato.

Penso e ripenso alla vicenda di Marius, il cucciolo di Giraffa ucciso allo zoo di Copenaghen perché “in sovrannumero”. Penso ai motivi della sua morte ma soprattutto alle sue modalità: ucciso, macellato e servito come pasto ai leoni davanti ai visitatori dello zoo, adulti e bambini. Immagino l’evento: “Accorrete signore e signori al grande spettacolo dello zoo di Copenaghen, accorrete ad ammirare lo spettacolo della morte!”. Ci penso e ci ripenso e torna prepotentemente quella nuvola nera che più di tutte turba la mia visione del futuro: la spettacolarizzazione della vita, della morte, del dolore, dei sentimenti, di tutto. Una triste e pericolosa pratica che negli ultimi anni si è affermata e consolidata come fenomeno culturale attraverso programmi televisivi come “Il grande fratello”, “C’è posta per te” e altra spazzatura del genere. La stessa che ha dato origine all’oligarchia di Facebook. Perché questa è l’idea da cui è partito il suo creatore e questo continua ad essere l’obiettivo dei suoi sviluppatori, abilissimi a mischiare e confondere due termini e due concetti tanto diversi tra loro: condividere/mettere in mostra. E tuttavia c’è un aspetto che contraddistingue questo social da altre forme di spettacolarizzazione e una lancia va spezzata in suo favore: in ultima analisi sono io, utente, che decido come e cosa condividere/mettere in mostra. Sono io che che decido se prestarmi acriticamente al raggiungimento dell’obiettivo degli autori o se utilizzare questo potentissimo strumento in maniera alternativa. Sono io che decido se condividere o se mettere in mostra. Sono sempre e solo io che decido se avere una cerchia di amici che condividono e con cui condividere o una cerchia di contatti che mettono in mostra e per i quali io stesso, a mia volta, metto in mostra la mia vita. In ultima analisi è uno strumento che mi lascia ancora una certa libertà. Cosa dire invece di un sistema che ci costringe a subire la spettacolarizzazione della morte e del predominio violento dell’uomo sulle altre specie, come nella vicenda di Marius? Queste persone hanno scelto per noi, per i loro figli, dettando leggi che consentono tali aberrazioni, costringendoci ad assistere a qualcosa di abominevole. Hanno eletto la violenza a valore da trasmettere ai propri bambini. Stanno insegnando loro la legge del più forte e lo svilimento dei sentimenti. Qualcuno potrebbe obiettare che nessuno ha obbligato la gente a guardare, che io stessa non ero obbligata a guardare ne a leggere la notizia. Ma cosa dire dei bambini portati li dagli adulti? Forse che essi abbiano scelto da soli ed in totale autonomia di veder morire una giraffa? Forse che qualcuno di loro, a casa, abbia chiesto alla mamma “mamma, mi porti a vedere come uccidono Marius?” Ovviamente sono i nostri piccoli, in primis, che subiscono la violenza di tali decisioni e l’ignoranza degli adulti che ad esse non si oppongono (e mi riferisco all’ignoranza pedagogica che li rende incapaci di porsi domande rispetto a quali implicazioni avranno le loro scelte sui futuri adulti che stanno allevando e, soprattutto, a quali sentimenti suscita nelle profondità di un bambino l’assistere a un evento del genere). Al di la delle considerazioni e dei giudizi personali la questione è molto seria e impone agli adulti di tutto il mondo una domanda spinosa che nessuno ha in realtà voglia di porsi seriamente: quale futuro genererà quest'”educazione” alla spettacolarizzazione di cui ci stiamo nutrendo e che stiamo dando in pasto ai nostri piccoli? Già, perchè abbiamo assistito senza accorgercene al passaggio da una cultura riservata in cui “i panni sporchi si lavavano in casa” e i sentimenti erano qualcosa di intimo da condividere con pochi eletti, ad una cultura svergognata e avida in cui gli occhi di tutti devono essere puntati su tutto, in cui l’intimità dei sentimenti, del dolore, della morte, della vergogna, devono essere fruiti e consumati velocemente, voracemente, continuamente. Come sarà dunque il futuro quando a viverlo e ad animarlo saranno coloro che sono cresciuti così? E’ ovvio che la cosa riguarda tutti e ha a che fare con l’idea di mondo che vogliamo costruire. I bambini, in ultima analisi, sono il materiale umano attraverso il quale gli adulti plasmano il futuro. Come vogliamo che sia questo futuro? Davvero ci sta bene che sia freddo e privo di quei valori che per anni hanno animato le novelle più famose e i cartoons più guardati? Davvero crediamo che l’educazione di un paese riguardi solo le persone di quel paese e che pertanto ciò che accade in Danimarca o in qualsiasi altro posto del mondo non ci riguarda? A coloro che ritengono che tali preoccupazioni siano eccessive vorrei rivolgere una domanda semplice, banale, comprensibile anche al meno dotato: se assistere a scene di sesso ci eccita e ci fa venire voglia di fare sesso, se assistere alla preparazione e al cibarsi di gustosi manicaretti ci fa venire voglia di mangiare e di gustarli a nostra volta, quale effetto potrebbe avere su di noi a breve e lungo termine l’assistere alla pratica di uccidere e di fare a pezzi quando questa viene passata per una cosa normale e bella da vedere? E non rispondetemi con le vostre convinzioni di adulti formati in un’altra epoca e in un’altra cultura, provate a rispondermi pensandovi come bambini di oggi, ossia come persone che in questo momento, davanti a questi fatti, in balia di certi adulti, stanno costruendo i propri valori, le proprie convinzioni e il proprio senso del mondo e della vita. Di fronte a ciò faccio fatica ad essere ottimista, quella nuvola nera diventa pesante e minacciosa e sento maggiormente l’esigenza di condividere con altri tali riflessioni.

Giusto un inciso per concludere: la legge del più forte, del predominio dell’uomo sulle altre specie, della violenza, è il fondamento di tutti gli zoo del mondo, senza alcuna distinzione. In Italia abbiamo leggi che garantiscono maggiormente gli animali rispetto ad altri paesi ma che non impediscono a quelli chiusi negli zoo di soffrire ugualmente, senza considerare poi tutte le morti “sospette” che in essi si verificano. Gli animali sono fatti per vivere liberi nel loro ambiente e questa è l’unica garanzia che dobbiamo dare loro. La libertà: ecco un bel valore da insegnare ai nostri bambini.

Marius purtroppo è già morto, ma noi possiamo ancora far sentire la nostra voce e urlare a questi signori tutto il nostro disaccordo firmando questa petizione

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