Non perdiamoci le stagioni!

Nelle città sempre più soffocate dal cemento le giornate scorrono le une uguali alle altre e ci si accorge dell’arrivo dell’estate o dell’inverno solo in virtù dell’arrivo delle vacanze.

Così le stagioni non fanno più parte della vita dei bambini, sono diventate qualcosa da studiare sui libri di scuola, un ulteriore esercizio mnemonico che non trova utilità e riscontro nella vita quotidiana.

Per noi era semplice, bastava dire “autunno” e la nostra mente si metteva subito al lavoro per evocare immagini di castagne, di funghi e di foglie secche di tutte le tinte di arancio, ma provate a chiedere ad un bambino di oggi, non saprà neppure di cosa state parlando.

Eppure, per un bambino alle prese con la costruzione del mondo, poter osservare l’avvicendarsi delle stagioni è alla base della comprensione dell’organizzazione della natura, dei cicli naturali, dell’alimentazione corretta e persino dell’interpretazione dei cambiamenti del proprio corpo durante l’arco della propria vita.

Alle stagioni e ai loro colori attacchiamo ricordi, stati d’animo, esperienze e desideri e non v’è dubbio che, senza di loro, la nostra vita sia più povera.

Ma come fa un bambino moderno a diventare un Ungaretti o un Garcia Lorca o una Emily Dickinson se lo priviamo dei colori e dei profumi delle stagioni?

Come un colpo di spugna l’eliminazione della natura dalle vite dei bambini cancella ricordi, vissuti e ispirazioni e senza di esse non sboccerà il fiore dell’osservazione estasiata del mondo che dona i frutti della cultura.

Portare i bambini in natura, e farlo in ogni periodo dell’anno, diventa un’azione di educazione ambientale quanto mai urgente per contrastare una povertà che non è solo più un deficit di natura ma che sempre di più è una povertà educativa.

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