Perchè gli spettacoli di falconeria non hanno nulla di educativo

Falconeria0Ancora una volta, ancora oggi, ci tocca assistere a spettacoli di falconeria spacciati per pratica educativa, per giunta da parte di chi sventola la parola “scienza” nella propria bandiera. Ebbene si, Città della Scienza, la famosa istituzione napoletana che dovrebbe occuparsi di didattica delle scienze, ci é ricascata.  Come l’anno scorso propone alle famiglie (quindi ai bambini) uno spettacolo “ludico-didattico” di falconeria per festeggiare la primavera. Cosa ci sia di didattico, cosa ci sia di scientifico e cosa ci sia da festeggiare quando ci si serve di una pratica cosí cruenta e obsoleta, resta da chiarire. E già, perché dichiarare che qualcosa sia educativo non basta, bisogna spiegare il perché. Bisogna esplicitarne gli obiettivi, i metodi e i risultati attesi. Perché l’educazione, non ce lo dimentichiamo, é una scienza, e a Città della Scienza più che in qualsiasi altro luogo, dovrebbero saperlo. Eppure quando si prova a chiedere direttamente a loro cosa ci sia di educativo in quest’iniziativa non se ne viene a capo, non rispondono, nonostante la domanda sia seria, posta da educatrice ad altri (presunti) educatori. Allora fare un pò di chiarezza é d’obbligo perché ogni volta che qualcuno dichiara senza ragione di educare all’ambiente danneggia chi questo lavoro lo fa per davvero, con tutte le competenze che esso richiede, e danneggia anche coloro (per lo più genitori) che, non essendosi mai interrogati su cosa voglia dire educare all’ambiente, non approcciano criticamente alle proposte e, semplicemente, si fidano. E se una tale proposta fa presa sui genitori, è ovvio, danneggia anche i bambini. Allora chiariamo.

Come si leggie su Wikipedia “La falconeria è una pratica venatoria basata sull’uso di falchi o altri uccelli rapaci per catturare prede, solitamente altri uccelli. Come altre tipologie di caccia, anche questa è oggi praticata come hobby più che per il procacciamento del cibo necessario al sostentamento del praticante. Negli ultimi decenni questa attività (…) ha portato anche alla genesi della guferia, una nuova forma di tale pratica incentrata sull’uso di rapaci notturni.” Una pratica venatoria in origine, dunque, un hobby oggi, come la caccia, se di hobby si può parlare quando entrano in gioco lo sfruttamento e la coercizione (a volte legalizzate, altre no) ai danni di altre specie. Perchè diciamolo con estrema chiarezza: la falconeria si fonda sulla presa in schiavitù dei rapaci e ha spesso contribuito alla loro estinzione. Falchi ed aquile passano la maggior parte del tempo incappucciati e legati per le zampe (una condizione estremamente estranea alla loro natura di grandi volatori) per evitare che volino via e, durante gli spettacoli, vengono esposti anche per ore alle luci e rumori forti e al contatto ravvicinato con centinaia, a volte migliaia di persone (condizione ancora più estranea alla loro natura schiva e timorosa che li porta a volare e nidificare nei luoghi più impervi e il più lontano possibile da ogni tipo di disturbo).   Come se non bastasse il bracconaggio ai nidi per l’approvvigionamento di esemplari da destinare alle pratiche di falconeria ha condotto sull’orlo dell’estinzione molte specie di uccelli rapaci come l’Aquila del Bonelli, sorvegliato speciale nella nostra bella sicilia perchè decimata proprio da falconieri-bracconieri o dai loro mandanti. Basti pensare che “una coppia prelevata illegalmente di Aquile di Bonelli può costare dai 6 agli 8000 euro, ma anche il triplo se provvista di certificato falso, mentre un Gipeto con certificato riciclato può superare i 20.000 euro”, fonte National Geographic. Il traffico delle Bonelli, pur partendo dall’Italia, vede spesso coinvolti paesi d’Oltralpe complici o mandanti dei furti dei pulli che spesso, dopo essere ‘legalizzati’ e forniti di documenti regolari in altre nazioni, vengono acquistati da falconieri. Ma restiamo sugli aspetti educativi. Come può una pratica che priva una specie della propria natura e dei propri bisogni più elementari, essere educativa? In che modo mostrare un’Aquila o un Gufo reale tenuti alla catena può sensibilizzare nei confronti del mondo animale? Quale tipo di educazione si persegue? Quali sono le acquisizioni che vogliamo che il pubblico assuma? E soprattutto, qual è il messaggio che il pubblico, e soprattutto i bambini, percepiscono al di la delle parole? Perchè è proprio qui che sta il punto: in ogni intervento educativo che si rispetti, che sia tale, il messaggio verbale (quello che dichiariamo con le parole) e il messaggio non verbale (quello che dichiariamo con i fatti). Dunque quali sono i messaggi sottresi all’utilizzo della falconeria come spettacolo? Sul piano verbale stiamo dichiarando che vogliamo educare all’ambiente e sensibilizzare il pubblico nei confronti di un gruppo di animali fortemente penalizzato negli ultimi anni dalle pratiche umane, dall’alterazione degli habitat ecc. Sul piano dei contenuti, però, stiamo mostrando a queste stesse persone che possiamo servirci di animali sani, tenerli in catene, snaturarli, per raggiungere i nostri scopi (seppur benevoli), che questi animali fungono da oggetti educativi (quando dovrebbero invece essere considerati soggetti con bisogni ed esigenze specifiche, in grado di provare stress, paura, sofferenza), che possiamo esercitare il nostro potere su di loro se ci nascondiamo dietro una dichiarazione d’intenti positiva. In sintesi non si tratta che di un approccio Machiavellico in senso pieno in cui il fine giustifica il mezzo. Cosa imparano, dunque, i nostri bambini? Che possiamo prevaricare le altre specie e servirci di loro all’occorrenza, che siamo giustificati nel fare qualunque cosa se lo scopo è in se benevolo, che possiamo attribuire alle parole il significato che vogliamo fino a falsificarne il contenuto (educazione in luogo di prevaricazione, sensibilizzazione in luogo di spettacolarizzazione e via dicendo). Dunque se educare all’ambiente vuol dire, tra le altre cose, mettere le persone nella condizione di costruire e interiorizzare valori come il rispetto per le altre specie e per le diversità e fare in modo che siano in grado di lavorare e agire per far vivere attraverso le proprie scelte di vita tale testimonianza, allora la pratica della falconeria, con tutto il suo portato di mortificazione e snaturazione di specie con bisogni e caratteristiche proprie, non è certo la strada giusta da perseguire e in questo senso è da considerarsi alla stregua dei circhi, degli zoo, dei delfinari ecc. Insegniamo ai nostri bambini a chiamare le cose con le giuste parole: queste attività nascono solo ed unicamente con lo scopo di sollazzare l’uomo e vengono svolte legalmente tutt’oggi solo ed unicamente perchè sono economicamente vantaggiose, portano un guadagno facile. Ci guadagna chi le organizza perchè gli animali attirano sempre e i biglietti si vendono bene e ci guadagna chi le svolge perchè i falconieri vengono pagati. Inutile provare ad andare oltre questo, questa è l’unica, vera ragione per cui un soggetto come Città della Scienza continua a proporre iniziative di questo tipo. Chi non ci guadagna sono gli animali, certo, ma ache i bambini, perchè i loro adulti rinunciano ad offrire loro un’educazione di qualità.

Per i genitori che intendano davvero sensibilizzare i propri bambini nei confronti della natura e delle altre specie regalando loro, di tanto in tanto, anche il piacere di entrare realmente in contatto con esse, ecco qualche consiglio:

Regalate ai vostri bambini un bel binocolo, svegliatevi di buon’ora una domenica e portateli a visitare un’Oasi del WWF, della Lipu ecc. Sono sparse su tutto il territorio italiano e sono attrezzate con capanni per l’osservazione della fauna che, con un po’ di silenzio e pazienza, vi regaleranno indimenticabili incontri con la fauna selvatica e libera. E se la prima volta non sarete fortunati tornate anche la volta dopo. Insegnerete ai vostri bambini ad apprezzare ed amare la natura in maniera rispettosa, senza macchiarsi di atti di coercizione, regalerete loro il piacere della sorpresa, gli insegnerete il valore dell’attesa, li aiuterete a gestire la frustrazione che deriva dai tentativi non riusciti e la soddisfazione quando la perseveranza avrà dato i suoi frutti. Questo si, è educativo.

Portate i vostri bambini a visitare un Centro di Recupero per la Fauna selvatica, anche questi sono sparsi su tutto il territorio nazionale, gestititi da associazioni o enti e tristemente ricchi di spunti di riflessione perchè, purtroppo, la quasi totalità degli animali che vi è recuperata è rimasta ferita in seguito all’incontro diretto o indiretto con l’uomo (colpi di fucile esplosi di proposito, ingestione di rifiuti, contatto con veleni di ogni sorta ecc. Regalerete ai vostri bambini la conoscenza di altre specie a lo spunto per riflettere sulle azioni che, a volte inconsapevolmente, possono divenire un pericolo per loro, li aiuterete a capire il peso che le proprie scelte possono avere sulla conservazione della natura e che è possibile orientare le proprie azioni in maniera più rispettosa ed inclusiva. Questo si, è educativo.

Portate i vostri bambini a visitare una stazione di inanellamento dell’ISPRA (organo tecnico del Ministero dell’Ambiente). In queste stazioni vengono temporaneamente catturati gli uccelli i quali, dopo alcune misurazioni morfometriche, vengono dotati di un braccialettino metallico con targa univoca che li rende riconoscibili in tutto il mondo e, quindi, liberati. L’inanellamento è una pratica scientifica che serve ad ampliare le conoscenze sulle specie ornitiche, ad indagare il fenomeno delle migrazioni e a capire come altri organismi, talvolta patogeni, possano spostarsi in tutto il mondo “prendendo un passaggio” dagli uccelli migratori. Le stazioni di inanellamento sono attive in tutta italia e spesso ospitate proprio presso le Oasi, dove possono appunto essere aperte al pubblico. Offrirete ai vostri bambini il contatto diretto con le atre specie, favorirete un primo approccio col mondo della ricerca scientifica e regalerete loro una gioia indescrivibile: quella di lasciare libero un altro essere vivente. Questo si, è educativo.

Contattate un’Associazione ornitologica e chiedete di partecipare ad una delle loro uscite in campo. Ce ne sono su tutto il territorio nazionale e grazie alle competenze degli ornitologi potrete osservare i rapaci in natura, ammirarne la bellezza e la maestosità, capire cosa li minaccia e scoprire come possiamo tutelarli. Regalerete ai vostri bambini il piacere unico di osservare gli animali nel loro ambiente e nel loro atteggiamento naturale e promuoverete il valore della libertà. Questo si, è educativo.

5 risposte a "Perchè gli spettacoli di falconeria non hanno nulla di educativo"

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    1. Una decisione irresponsabile, ingiustificabile e del tutto anacronistica, una decisione che, tra l’altro ha completamente ignorato le proteste delle tante associazioni di tutela ambientale come LIPU e WWF e di buona parte della comunità scientifica ornitologica, giustamente preoccupata del destino delle molte specie di rapaci ridotte sull’orlo dell’estinzione anche grazie a questa pratica.

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  1. Sarebbe da querelare chi ha scritto questo falso e montato articolo! Sono contro gli spettacoli di falconeria ma sono stata per tanti anni falconiera addestrando rapaci per l’allontanamento di volatili dalle fabbriche, ho coordinato un progetto didattico nelle scuole medie per sensibilizzare i ragazzo ai rapaci autoctoni e per finire collaboro con un centro di recupero! Avete screditato tutti i falconieri invece di screditare i pochi che sfruttano rapaci per le esibizioni, avete detto menzogne sull’estinzione dei rapaci a causa dei prelevamenti in natura quando è VIETATO dalla legge italiana avvalersi di rapaci autoctoni ed ogni rapace deve essere identificato tramite anello e documento cites con provenienza da allevamento! I falconieri hanno contribuito alla ripopolazione di molte specie dopo la strage dovuta al DDT! Non avete nessun diritto di dire tutte queste idiozie per infangare il nome della falconeria!

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    1. La ringrazio per aver lasciato il suo punto di vista ma la invito a rileggere l’articolo per meglio comprendere il suo significato. In primo luogo infatti quando si parla di prelievo al nido si parla appunto di bracconaggio legato alla falconeria e in quanto bracconaggio va da se che sia vietato. Il fatto che sia vietato però non vuol dire che non accada. Solo qualche anno fa (era il 2013) é assurto agli onori della cronaca l’ultimo caso di saccheggio ai nidi siciliani ai danni delle aquile del Bonelli, uno dei rapaci più minacciati d’Italia, per scopi di falconeria (qui uno degli articoli facilmente reperibili su internet http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/riadottata-dai-genitori-naturali-aquila-di-bonelli-rubata-al-suo-nido/ ). É un fatto che ciò accada, é un fatto che non sia un grande problema produrre documenti per gli animali di provenienza selvatica ed é anche un fatto che proprio in Sicilia un eroico manipolo di volontari cerchi di monitorare i nidi h 24 per scongiurare tale fenomeno. Non lo dico io, basta fare una passeggiata su Google per trovare facilmente notizie su questo ed altri casi. Detto questo l’articolo non discuteva la falconeria in se ma la sua valenza educativa e, piú in generale, la valenza educativa dell’utilizzo di tutti gli animali usati per spettacolo e divertimento. Dal momento che lei stessa mi ha detto di essere contraria agli spettacoli di falconeria ne converrà con me. Da ultimo la invito a considerare il fatto che i blog sono uno strumento di confronto aperto e pacifico ma non ci può essere ne confronto ne crescita se si rifiutano cosí rigidamente i punti di vista differenti dai propri, tanto da ritenerli “da querela”. Cordialmente, Ilaria Cammarata, educatrice ambientale.

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